Il Signore Gesù Cristo fu tentato dal diavolo nel deserto, ma in Cristo eri tentato tu. Tua infatti era la carne che Cristo aveva preso perché tu avessi da lui la salvezza. Egli aveva preso per sé la morte, che era tua, per donarti la vita; da te egli aveva preso su di sé le umiliazioni, perché tu avessi da lui la gloria … Se in lui siamo tentati, in lui vinciamo il diavolo. Ti preoccupi perché Cristo è stato tentato, e non consideri che ha vinto? In lui fosti tu a essere tentato, in lui tu riporti la vittoria.
Entriamo nella Quaresima, tempo di lotta spirituale (cioè tempo per diventare veramente uomini e donne!), con queste parole di Agostino. Vi entriamo accompagnati dal salmo 91, quello di cui il diavolo si è servito per tentare Gesù, all’inizio della sua vita pubblica, come ascoltiamo nel vangelo della prima domenica di questo tempo liturgico:
Il diavolo lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti:
‘Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
affinché essi ti custodiscano’ (Sal 91,11),
e anche:
‘Essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra’ (Sal 91,12).
Gesù gli rispose: “È stato detto: ‘Non tenterai il Signore Dio tuo’ (Dt 6,16)”.
(Lc 4,9-12).
Satana mette alla prova Gesù citando addirittura la Scrittura, servendosi dell’abbaglio “religioso”; invitandolo a saltare dall’alto del tempio, gli chiede di “saltare” quello che è il segno per eccellenza della condizione umana, il limite estremo, la morte. Ma Gesù non cede al miraggio di un messianismo spettacolare che costringerebbe le folle a seguirlo: mentre è sommamente tentato (si tratta della terza e ultima tentazione, secondo Luca) non cede alla tentazione di tentare Dio, rifiuta ogni scorciatoia magica o miracolistica!
Gesù non fa della promessa di Dio una garanzia, ma la accoglie abbandonandosi a essa. Come? Abbandonandosi al Padre, lottando per rimanere obbediente a lui e alla propria condizione umana. Questa lotta durerà tutta la vita, se è vero che ancora al Getsemani, nella notte estrema, egli sarà tentato (cf. Lc 22,39-46; allora sì che verrà un angelo a confortarlo); anzi, persino sotto la croce sarà tentato per tre volte, in modo speculare agli inizi (cf. Lc 23,35.37.39).
Si comprende dunque perché la chiesa faccia del 91 il salmo responsoriale tipico della Quaresima, a partire dal suo uso nella prima domenica del tempo liturgico in cui stiamo entrando. Ma anche questo è nient’altro che un segno, un invito a estendere a tutto il tempo la lotta di Cristo, “ambiente” del tempo quaresimale. Non solo “la vita del monaco dovrebbe avere in ogni tempo un tenore quaresimale” (49,1) – come scrive Benedetto nella sua Regola – ma quella di ogni cristiano: non in un senso pio e devoto, ma nel senso che dovrebbe essere costantemente immersa nella lotta di Cristo, per rinnovare ogni giorno la vittoria, grazie al suo aiuto, grazie alla lotta di Cristo nel cuore del credente!
È lui il protagonista, è lui che possiamo invocare con le parole di altri salmi: “Nella mia lotta sii tu a lottare!” (Sal 43,1; 119,154). Solo Cristo, che vive in ciascuno di noi, può vincere il male che ci abita, e la lotta spirituale è lo spazio nel quale la vita di Cristo trionfa sulla potenza del male, del peccato e della morte. In definitiva, questa lotta ha come unico scopo quello di “rivestire il Signore Gesù Cristo” (cf. Rm 13,14), fino a poter ripetere in verità con Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20). Così, con il realismo di chi sa che questa lotta ricomincia sempre e spesso ci vedrà sconfitti, si potrà continuare a confidare in Cristo, nella sua vittoria in noi. Questo salmo, infatti, è una sintesi di tutta la vita di Cristo, come scriveva magnificamente un altro padre, Eusebio di Cesarea:
Il salmo 90 (91) annuncia tutto lo stile della vita umana del nostro Salvatore. Prima parla della tentazione, poi degli eventi della passione, poi dell’assalto contro le potenze avverse dopo la sua morte … Questa profezia fa allusione alla tentazione nel deserto …; in secondo luogo, mostrando gli angeli al servizio del suo corpo, allude alla sua vita come uomo; in terzo luogo, quando dice come egli abbia camminato sulle bestie feroci, mostra la vittoria che egli ha riportato dopo la morte. Quindi aggiunge: “Lo libererò e lo glorificherò, lo sazierò con lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza” (Sal 90 [91],15-16), indicando così la salvezza con la resurrezione dopo la morte, la gloria divina, l’onore e il regno da parte del Padre.
Dalle tentazioni di Cristo alla sua resurrezione: detto con le nostre povere parole umane, sempre la Quaresima sfocia nella Pasqua. Ovvero, la nostra lotta ci potrà vedere anche sconfitti, anche abbattuti; ma mai – o almeno si spera – “quali reduci mutilati e pronti a mutilare gli altri” (Enzo Bianchi), bensì pronti a ricevere la salvezza promessa sotto forma di fedele misericordia, ricevuta e dunque donata. Confidando con tutte le nostre forze, anche e soprattutto al di là del visibile, nella promessa di Gesù Cristo. Tante volte l’ha sentita su di sé, sempre la dona a noi: “Con te io nell’angoscia”. Questa, infatti, la conclusione del salmo, che mette in bocca al Signore Dio le seguenti parole:
Lo metterò in salvo perché si è legato a me,
lo innalzerò al sicuro perché conosce il mio Nome.
Mi invocherà e io gli risponderò,
con lui io (sono) nell’angoscia,
lo libererò e lo glorificherò.
Lo sazierò con lunghi giorni
e gli farò vedere la mia salvezza.
(vv. 14-16)
Non è dunque un caso che nella tradizione ebraica e cristiana il salmo 91 sia proposto ai fedeli come preghiera prima di coricarsi. Pregandolo e meditandolo, l’amico di Dio ringrazia per essere stato liberato dai pericoli nelle ore diurne; consegna la sua vita nelle mani del Signore, ripercorrendo davanti a lui il frammento della giornata che si conclude, una giornata colma della lotta invisibile, una giornata con ombre e luci; rimette a lui ogni angoscia, ogni incubo, e si affida a lui per le ore notturne che lo attendono, nelle quali non ha più alcun potere conscio sulla propria vita. In attesa di ricominciare l’indomani, “di inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fine” (Gregorio di Nissa).
Per una volta ci bastano pochi versetti di un salmo, che sprigionano tanta luce, in grado di illuminare ogni tenebra che ci assale. O meglio, di aiutarci a lottare contro le diverse forme di angoscia che ci assalgono, e ognuno conosce le proprie. Proviamo a tenere nel nostro cuore questa promessa del Signore: “Con te io nell’angoscia”.
Tre parole nell’originale ebraico… un programma di vita che va ben oltre quel “sacramento del tempo” che è la Quaresima!
Padre di misericordia,
tu fai brillare la speranza della redenzione
nel cuore della tua chiesa:
libera i tuoi figli dagli assalti del maligno,
lottando in loro attraverso tuo Figlio Gesù,
e confermali nella vocazione e nell’attesa del regno,
dove non ci sarà più né male, né pianto, né morte.
Ludwig Mont
monaco di Bose
dal Sito di Bose
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