15 febbraio 2019
Sono passati cinquant’anni da quella mattina calda, umida e afosa, in cui Thomas Merton perse la vita folgorato in una camera d’albergo di Bangkok da un ventilatore difettoso contro cui aveva inciampato. Anni di studi e ricerca in sordina, con un audience spesso da addetti ai lavori, e perfino qualche difficolta’ a trovare gli editori disponibili. Poi d’incanto la fatica viene premiata. E’ il 24 settembre del 2015 quando Papa Francesco in visita in America parla al Congresso degli Stati Uniti e, in un discorso che rimarra’ nella storia (interrotto 36 volte dagli applausi, riferiscono le cronache), cita quattro “Grandi Americani”: Abrahm Lincoln, Martin Luther King, Doroty Day, e, a sorpresa, appunto Thomas Merton, il monaco cistercense che parlo’ al mondo dalla clausura, uno dei grandi maestri di spiritualita’ del ‘900, amico di san Paolo VI, precursore del dialogo interreligioso, icona dei movimenti per la pace, ricercatore infaticabile di Dio nel travaglio dell’umano. “Da quel giorno, grazie alla citazione del Papa, il nostro lavoro e’ stato premiato: l’interesse per la vita e gli scritti di Merton ha conosciuto una nuova stagione, un nuovo fascino e il plauso di essere risposta possibile ai sempre crescenti bisogni e frustrazioni spirituali dell’uomo del secondo millennio” a dirlo e’ Jonathan Montaldo, lo scrittore Americano considerato , insieme a Paul Pearson, il maggiore esegeta e studioso mondiale di Merton. Da poco si sono concluse le celebrazioni per il cinquantesimo della sua morte, avvenuta il 10 dicembre 1968. Un anno pieno di eventi, convegni, ricordi, pubblicazioni, che si e’ concluso con qualche anticipo rispetto alla scadenza del 31 gennaio, data del suo 103simo compleanno, per farla coincidere con il compleanno di un altro grande maestro di spiritualita’ del ‘900, Henri Nouwen. I centri principali dei tanti incontri (che hanno spaziato dalla ricerca di Dio nel se’ attraverso la meditazione Cristiana, all’ eredita’ di Merton nella pratica della preghiera e nella vita contemplativa, alla sua produzione artistica e fotografica, alla sua prospettiva ecologistica, al carattere complessivamente profetico dei suoi scritti) sono stati la Corpus Christi Chapter di New York della International Thomas Merton Society, e il Merton Centre della Bellarmine University di Louisville, dove e’ conservata tutta la sua produzione letteraria ed artistica. I suoi confrere dell’Abbazia Nostra Signora di Gethsemani a Louisville hanno organizzato in dicembre una liturgia che ha ripetuto il servizio funebre di 50 anni prima. Ma l’evento forse piu’ importante si e’ svolto a Roma, dove dal 13 giugno si sono riuniti all’ Ateneo Pontificio di sant’Anselmo in un Simposio Mondiale i maggiori esperti dai 5 continenti che hanno affrontato in oltre 20 relazioni molti aspetti inediti o controversi della sua vita ed opera. Dice il professor Bernard Sawicki, monaco benedettino e organizzatore del Simposio, “Siamo orgogliosi a sant’Anselmo di aver raccolto e rilanciato a livello mondiale con questo straordinario evento, l’eredita’ profetica di Thomas Merton”. “Nei prossimi mesi saremo in grado di pubblicare gli atti completi del Simposio”, che e’ stato organizzato in collaborazione con l’ Associazione Thomas Merton Italia, guidata da don Mario Zaninelli. Zaninelli, presbitero della diocesi di Milano, ha al suo attivo diverse pubblicazioni su Merton, ed ha curato la traduzione italiana di molte sue opere. Lo scorso mese ha anche curato una mostra fotografica sul Trappista Americano che si e’ tenuta all’interno dell’antica abbazia cistercense di Morimondo (MI), e che presto arrivera’ anche a Roma. Dice Zaninelli “La voce di Merton, profeta dell’oggi, e’ profetica in quanto riesce ancora oggi ad inquietare molti cuori”. Insomma, una comunita’ di studio di preghiera in viaggio. Quello stesso viaggio che per Merton e’ “un viaggio interiore, un impegno di crescita, di approfondimento, di abbandono all’azione creativa dell’amore e della Grazia nei nostri cuori. Mai come oggi e’ necessario rispondere a questa azione. Io prego perche’ tutti noi possiamo farlo”.
di Roberto Cetera