«Qualcuno bussa a mezzanotte» è il titolo di un sermone in cui il reverendo Martin Luther King, commenta il brano di Vangelo dell’amico inopportuno che chiede nel cuore della notte tre pani. (Lc 11, 5-6). L’uomo che ha osato sognare una società fondata sull’uguaglianza, dove il razzismo e la discriminazione non fossero di casa e di cui nei giorni scorsi ricorrevano i 45 anni del suo famoso discorso I have a dream , in questo sermone ci offre degli spunti interessanti per questi nostri strani giorni . Elenca infatti una serie di pericoli, le notti, in cui l’umanità del suo tempo era caduta, concludendo con «la mezzanotte dell’ordine morale».
«A mezzanotte i colori perdono i propri caratteri distintivi e si fondono in una cupa tonalità grigiastra. Anche i princìpi morali hanno perso i loro caratteri distintivi: per l’uomo moderno, la ragione assoluta e il torto assoluto dipendono da ciò che fa la maggioranza. Il giusto e lo sbagliato sono legati ai gusti e alle abitudini di una particolare comunità. Abbiamo inconsciamente applicato la teoria della relatività di Einstein, che descriveva correttamente l’universo fisico, al campo morale ed etico».
In questi strani giorni di relativismo politico e mediatico, dove sembrano avere la meglio slogan e proclami urlati tra un hashtag e un post , anziché argomentazioni e ragionamenti che si fondino su dati reali e analisi della complessità, sono messi in questione i fondamentali della convivenza umana. Tutto lascia intendere che delle notti che l’umanità ha vissuto nel buio della ragione e dell’odio ci si sia dimenticati e ci si stia incamminando in vie pericolose dove si insinua la banalità del male.
Nell'indifferenza generale e in un clima di paura creato ad arte si sta pericolosamente mettendo in discussione quell’imperativo etico e morale che fa della solidarietà con chi si trova in difficoltà un’obbligazione giuridica e politica che viene prima di ogni norma e che è alla base di processi di formazione delle comunità democratiche e delle relative organizzazioni sociali. Ma il reverendo King sottolinea che il buio della notte in cui rischiamo di addentrarci viene interrotto da chi bussa alla porta come amico inopportuno, come ospite inatteso. Nel Vangelo, in quel bussare alla porta si apre lo spazio di un’umanità amicale che spinge a riconoscersi prima di tutto come uomini e donne e poi come fratelli destinati a sedersi all’unica mensa della casa comune.
Oggi quel bussare “inopportuno” alle porte dell’Europa e dell’Italia ci offre la possibilità di arrestare la nostra discesa nella notte. I profughi e migranti che hanno vissuto quel buio fatto di ingiustizia, guerra e violenza e hanno risieduto nell’oscurità dell’infra-mondo dei diritti come ci hanno raccontato gli sbarcati della Diciotti e come ci mostrano le notizie delle ultime ore che arrivano dalla Libia, bussano oggi ancora alla nostra porta. Il bussare nella notte, come scriveva il reverendo King, interroga anche la Chiesa.
Le esorbitanti cifre di un discutibile sondaggio messe in prima pagina da un quotidiano nel cuore d’agosto, secondo cui una percentuale consistente dei cattolici sarebbe contraria all’accoglienza di rifugiati e immigrati, contrastano con la disponibilità di molte diocesi italiane a dare straordinaria ospitalità ai naufraghi della “Diciotti” e, più ordinariamente, ad almeno altre 25mila persone, ma evidenziano anche una profonda criticità che già nelle parole di King si faceva preoccupazione: «Se la Chiesa non ritroverà il suo fervore profetico, diventerà un inutile consesso sociale privo di autorità morale e spirituale». Ascoltiamo chi bussa nella nostra notte.
Camillo Ripamonti
venerdì 7 settembre 2018
Sacerdote, presidente Centro Astalli – Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia