C'è un sentimento importante che possiamo coltivare nei confronti di Dio ed è il desiderio.
Sappiamo che fede, speranza e carità sono i tre modi essenziali con cui ci si rapporta a Dio e si stabilisce con lui una specie di "contatto spirituale".
Ma la bellezza del desiderio consiste nel fatto che esso è il risultato e la sintesi di tutte e tre queste cose: fede, speranza e carità.
Per sapere cos'è il desiderio di Dio, bisogna sapere anzitutto cos'è il desiderio.
Nel desiderio vi sono due componenti distinte: una negativa e una positiva. La parola latina, da cui deriva il termine italiano, mette in evidenza la componente negativa; quella greca, la componente positiva. Nel linguaggio dei latini, desiderare significava notare la mancanza delle stelle (sidera) necessarie per trarre auspici.
Da qui, nel linguaggio ordinario, il termine passò a significare "sentire la mancanza di qualcosa". Il termine greco corrispondente, potheo, indica, all'origine, il movimento di protendersi verso qualcosa, sospirare, bramare. Accentua l'aspetto positivo del desiderio. L'anima, mediante il desiderio, per così dire, si allunga, si distende nel tempo, impaziente di attingere ciò che brama.
Entrambi questi significati sono presenti nella Bibbia quando si parla del desiderio di Dio, a volte l'una di seguito all'altra: "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio" (Sal 42, 2). Qui il desiderio è espresso in positivo, con l'immagine della cerva che, udendo il rumore di una sorgente, si slancia a precipizio, giù per i dirupi, per raggiungerlo.
Ma, a quel versetto, seguono subito queste altre parole: "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente", che esprimono lo stesso desiderio in negativo, come un sentire la sete, cioè la mancanza, di Dio.
Con queste poche nozioni sul desiderio, eleviamoci ora alla considerazione del desiderio di Dio, che è il più profondo tra quelli del cuore umano.
Come la notte - dice una bella poesia di Tagore - nasconde nella sua oscurità il desiderio che ha della luce e come la tempesta cerca segretamente la pace nella calma che seguirà alla sua furia, così nelle profondità inconsce del cuore umano risuona il grido: "Io desidero Te, soltanto Te!". Viene però da chiedersi: esiste ancora questo desiderio di Dio nell'uomo di oggi?
A me pare che in una certa parte della cultura moderna è scomparso l'elemento positivo del desiderio, ma ne è rimasto l'elemento negativo. Caduto l'anelito verso Dio, con la fede e la preghiera, è rimasto solo il vuoto lasciato dalla sua scomparsa. È rimasto il sentimento della sua mancanza, cioè la nostalgia di Dio.
Sant'Agostino è stato talvolta definito il dottore del desiderio di Dio, per l'importanza che accorda a questo tema. "Il desiderio – dice - è il recesso più intimo del cuore.
Quanto più il desiderio dilata il nostro cuore, tanto più diventeremo capaci di accogliere Dio. La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio... Dio, con l'attesa, allarga il nostro desiderio, con il desiderio allarga l'animo e dilatandolo lo rende più capace. Viviamo dunque, fratelli, di desiderio, poiché dobbiamo essere riempiti".
La stessa preghiera è viva quanto è vivo il desiderio che vi scorre dentro: "Il tuo desiderio è la tua preghiera; se continuo è il desiderio, continua è la preghiera... Se non vuoi interrompere la preghiera, non cessare mai di desiderare".
"Pregare a lungo consiste nel suscitare un continuo impulso del cuore verso colui che invochiamo".
Come, dunque, il mare non si stanca di spingere, notte e giorno, le sue onde, ora potenti ora calme, verso la riva, così noi non dovremmo stancarci mai di spingere verso Dio questi impulsi silenziosi del cuore. E se, durante questo lavoro, la tua mente petulante vuole intromettersi con domande, come: "Ma che cosa è Dio e come faccio a pensare a lui?", rispondi: "Non ne so niente, e, in questo momento, non ne voglio sapere niente. Dio lo si deve amare, più che pensare".