giovedì 22 marzo 2018

Udienza Generale di Papa Francesco del 21/3/2018

     Carissimi vorrei segnalarvi alcuni passaggi dell'ultima Udienza Generale ( qui il link per il testo integrale che vi invito sempre a leggere) di Papa Francesco.
Il Papa usando la metafora della primavera dice:
"...Un albero, una pianta che non sono annaffiati dalla pioggia o artificialmente, possono fiorire bene? No. E un albero e una pianta che ha tolto le radici o che non ha radici, può fiorire? No. Ma, senza radici si può fiorire? No! E questo è un messaggio: la vita cristiana dev’essere una vita che deve fiorire nelle opere di carità, nel fare il bene. Ma se tu non hai delle radici, non potrai fiorire, e la radice chi è? Gesù! Se tu non sei con Gesù, lì, in radice, non fiorirai. Se tu non annaffi la tua vita con la preghiera e i sacramenti, voi avrete fiori cristiani? No! Perché la preghiera e i sacramenti annaffiano le radici e la nostra vita fiorisce. Vi auguro che questa primavera sia per voi una primavera fiorita, come sarà la Pasqua fiorita. Fiorita di buone opere, di virtù, di fare il bene agli altri Ricordate questo, questo è un versetto molto bello della mia Patria: “Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha di sotterrato”. Mai tagliare le radici con Gesù...."

   Tutti dobbiamo sentire il desiderio di affondare le nostre "radici" in Gesù, come dinamica esistenziale senza la quale non potremo mai sentirci appartenenti e amati da Lui. Spesso diciamo: "Io Gesù non lo sento..., è lontano..., non percepisco la sua presenza...; ma ci siamo mai chiesti il perché? Forse perché lo vogliamo "sentire" nella nostra vita in una dimensione superficiale (in superficie). Mentre Lui risiede nelle profondità del nostro essere, lì dove risiede la nostra coscienza e la verità di noi stessi. Non possiamo più perdere tempo, Cristo ci chiama a seguirlo e ad innestarci in Lui. Sebbene riteniamo che la storia o la Chiesa ci abbiano ferito....Mai tagliare le radici con Gesù. Ritorniamo sui nostri passi e cerchiamo qualcuno che ci parli del vero volto di Cristo.

        Continuando le sue catechesi sulla celebrazione eucaristica aggiunge:
"...La celebrazione della Messa, di cui stiamo percorrendo i vari momenti, è ordinata alla Comunione, cioè a unirci con Gesù. La comunione sacramentale: non la comunione spirituale, che tu puoi farla a casa tua dicendo: “Gesù, io vorrei riceverti spiritualmente”. No, la comunione sacramentale, con il corpo e il sangue di Cristo. Celebriamo l’Eucaristia per nutrirci di Cristo, che ci dona sé stesso sia nella Parola sia nel Sacramento dell’altare, per conformarci a Lui. Lo dice il Signore stesso: «Chi mangia la mia carne e beve il mio  rimane in me e io in lui» (Gv 6,56). Infatti, il gesto di Gesù che diede ai discepoli il suo Corpo e Sangue nell’ultima Cena, continua ancora oggi attraverso il ministero del sacerdote e del diacono, ministri ordinari della distribuzione ai fratelli del Pane della vita e del Calice della salvezza."
       La comunione sacramentale. Che dono e che differenza allo stesso tempo come giustamente fa notare Francesco. Nutrirci corporalmente di Lui, questo è il mistero di grazia e di consolazione. Posso dire ad un bambino che vuole essere abbracciato, stretto forte, lo faccio "spiritualmente" o "virtualmente"? No! Sarebbe una risposta inadeguata e non rispondente a pieno a quanto ci viene richiesto. Così a Gesù che ti dice che vuole inabitare la tua vita non possiamo rispondere: "fallo virtualmente".
"Se siamo noi a muoverci in processione per fare la Comunione, noi andiamo verso l’altare in processione a fare la comunione, in realtà è Cristo che ci viene incontro per assimilarci a sé. C’è un incontro con Gesù! Nutrirsi dell’Eucaristia significa lasciarsi mutare in quanto riceviamo. Ci aiuta sant’Agostino a comprenderlo, quando racconta della luce ricevuta nel sentirsi dire da Cristo: «Io sono il cibo dei grandi. Cresci, e mi mangerai. E non sarai tu a trasformarmi in te, come il cibo della tua carne; ma tu verrai trasformato in me» (Confessioni VII, 10, 16: PL 32, 742). Ogni volta che noi facciamo la comunione, assomigliamo di più a Gesù, ci trasformiamo di più in Gesù. Come il pane e il vino sono convertiti nel Corpo e Sangue del Signore, così quanti li ricevono con fede sono trasformati in Eucaristia vivente. Al sacerdote che, distribuendo l’Eucaristia, ti dice: «Il Corpo di Cristo», tu rispondi: «Amen», ossia riconosci la grazia e l’impegno che comporta diventare Corpo di Cristo. Perché quando tu ricevi l’Eucaristia diventi corpo di Cristo. E’ bello, questo; è molto bello. Mentre ci unisce a Cristo, strappandoci dai nostri egoismi, la Comunione ci apre ed unisce a tutti coloro che sono una sola cosa in Lui. Ecco il prodigio della Comunione: diventiamo ciò che riceviamo!"
Quanto su scritto si commenta da solo.
"...La Chiesa desidera vivamente che anche i fedeli ricevano il Corpo del Signore con ostie consacrate nella stessa Messa; e il segno del banchetto eucaristico si esprime con maggior pienezza se la santa Comunione viene fatta sotto le due specie, pur sapendo che la dottrina cattolica insegna che sotto una sola specie si riceve il Cristo tutto intero (cfr Ordinamento Generale del Messale Romano, 85; 281-282). Secondo la prassi ecclesiale, il fedele si accosta normalmente all’Eucaristia in forma processionale, come abbiamo detto, e si comunica in piedi con devozione, oppure in ginocchio, come stabilito dalla Conferenza Episcopale, ricevendo il sacramento in bocca o, dove è permesso, sulla mano, come preferisce (cfr OGMR, 160-161). Dopo la Comunione, a custodire in cuore il dono ricevuto ci aiuta il silenzio, la preghiera silenziosa. Allungare un po’ quel momento di silenzio, parlando con Gesù nel cuore ci aiuta tanto, come pure cantare un salmo o un inno di lode (cfr OGMR, 88) che ci aiuti a essere con il Signore..."
     Questa è una affermazione molto importante. Possiamo comunicarci così come il nostro cuore desidera senza cadere in errore quando leggiamo a destra e a manca che chi si comunica ricevendo Gesù sulle mani commette un abomio.
(Per qualche notizia in merito vi rimando ad un articolo de "Il Mattino" di ieri.)

Grazie Papa Francesco, grazie davvero.