martedì 7 maggio 2019

Redenta in «modo sublime»

Nel segno di Maria


Da Maria Sorella alla valorizzazione delle donne nella Chiesa
Il titolo di «sorella nostra» dato a Maria è antico, sebbene poco frequente. Ai suoi inizi esso esprimeva soprattutto venerazione, mentre oggi serve a indicare la Vergine di Nazaret in una prospettiva storica ed esistenziale. 

La teologia deduca 
dalla realtà di Maria Sorella 
la valorizzazione delle donne 
nella Chiesa 

Ormai è giunta l’ora di rilanciare, con più convinta ragione teologica e con accresciuto entusiasmo testimoniale, lo sforzo prodotto dalla mariologia negli ultimi anni di pensare Maria di Nazaret come la Sorella (cfr. S. Pintor, Maria sorella nella fede, Bologna, Dehoniane, 1979; V. Vacca, Sorella, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di S. De Fiores e S. M. Meo, Cinisello Balsamo, Paoline, 1985, pp. 1323-1326).

In verità molti Padri della Chiesa (da Atanasio a Epifanio, da Agostino a Cirillo d’Alessandria) si riferivano a Maria come a una Sorella di fede. Con felice intuizione Paolo VI ha rilanciato questa verità mariana nel cuore del Concilio: «Pur nella ricchezza delle mirabili prerogative di cui Dio l’ha onorata — ha affermato — per farla degna madre del Verbo incarnato, essa tuttavia è vicinissima a noi. Figlia di Adamo come noi, e perciò nostra sorella per vincoli di natura. Essa però è la creatura preservata dal peccato originale in vista dei meriti del Salvatore» (Discorso conclusivo del 3° periodo, 8.11.1964).

I teologi dall’ultimo brano del secolo XX a oggi, specialmente le donne teologhe, hanno appuntato la loro attenzione su questo aspetto dell’identità personale della Madre messianica. Oggi, la percezione della presenza di Maria Sorella dentro la Chiesa illumina sempre di più la comune esperienza di fede e incoraggia la teologia mariana a offrire forti motivazioni per portare le donne verso una più ampia partecipazione alle molteplici e diversificate responsabilità nella Chiesa. 

Uomini e donne 
insieme a Maria Sorella 
collaborano alla plantatio regni 

La sororità di Santa Maria è un delicato spazio umano e di mistero nel quale le donne possono ritrovarsi nella Chiesa e vivere in essa l’esercizio di tutte le funzioni loro proprie a livello di vocazioni, carismi e ministeri. Maria, come Sorella maggiore, con tutti i discepoli e le discepole di Gesù, prende parte alle sorti dell’unica famiglia ecclesiale, al comune impegno missionario di portare a tutti la consolazione del Vangelo, la testimonianza del perdono e della misericordia, i segni sacramentali della salvezza, pellegrinando e lodando Dio sul motivo del canto liberante e profetico del Magnificat, traccia d’oro per realizzare la plantatio regni.

Quest’opera santa e impegnativa i discepoli e le discepole del Signore la potranno compiere in modo gioioso ed efficace proprio con la compagnia di Maria sorella che di quel Regno è icona, ossia segno verace della trasformazione del mondo, della Chiesa e del cosmo (cfr. C. Militello, Maria nostra sorella, in «Ephemerides Mariologicae», 55 [2005] 269-284). Insomma, la missione vissuta con Maria sorella, non divide mai, ma include e unisce sempre.

Una presenza delle donne dentro la Chiesa con nuove importanti responsabilità, la teologia potrà motivarla anzitutto collegando con piena evidenza la Vergine di Nazaret all’unica razza umana, in particolare alla vita delle donne e alla loro appartenenza alla Chiesa. Una seria “teologia della donna”, tanto auspicata da Papa Bergoglio, può avvantaggiarsi proprio meditando su Maria Sorella, «vedendo nella sua beatitudine un segno di capacità di tutte le donne di mostrare l’immagine e la somiglianza di Dio (...). Fedele a Dio attraverso ogni incertezza, diventa parte della storia della comunità. Compagna nella memoria, attraverso la solidarietà (...) diventa compagna nella Speranza. È sovversivamente, vera nostra sorella» (E. Johnson, Vera nostra sorella. Una teologia di Maria nella comunione dei santi, Brescia, Queriniana, 2005, pp. 593-595). 

Maria Sorella ricorda 
che non solo gli uomini 
sono la Chiesa 

Il titolo mite ed evangelico di sorella riferito a Maria fa respirare di fatto un’atmosfera amabile dentro la Chiesa: niente più di un clima fraterno e sororico rende bella la vita comunitaria (cfr. Salmo 133, 1-3) e mai questa stessa vita diventa insopportabile come quando manca il sentore del fonte battesimale dove si è diventati figli e fratelli, figlie e sorelle. Talune volte c’è il brutto vezzo di opporre mondo maschile e mondo femminile, o si incappa nel rischio di avvicinarli così tanto da congiungerli in modo fusionale o, all’opposto, si esaspera la loro specificità, cadendo in una insopportabile parzialità: si enfatizza la “storia di lui” (his-story) o la “storia di lei” (her-story), sconnettendo “storie” che dovrebbero incrociarsi almeno per avere una stessa conclusione, dal momento che trattano sostanzialmente dello stesso tema: l’umano e il femminile.

Invece, la sapienza sta nel perseguire una feconda riconciliazione fra queste due “storie”, trattandole con modalità comunicative inclusive e soprattutto usando le calde logiche della reciprocità e dell’integrazione dentro lo straordinario ovale della fraternità e della sorellanza (cfr. A. Gentili, Se non diventerete come donne, Milano, Àncora, 1988). Assieme al suo Figlio Gesù e Fratello necessario dei discepoli, Maria Sorella collabora a fondare e a far crescere fratellanza e sorellanza, la cui orizzontalità di grazia deriva dalla verticalità misterica della sua maternità e di quella ecclesiale: infatti la Maria e la Chiesa sono una sola Madre (cfr. Isacco della Stella, Sermone 51). 

L’aria sororica e fraterna 
necessaria alla vita di Chiesa 

Figlia di Adamo come noi, appartenente alla stirpe di Abramo padre della fede, Maria è sorella di tutti gli uomini e di tutte le donne. Infatti, lei non è “fuori” dalle situazioni umane, ma è da esse interamente avvolta. È «vera sorella nostra» per vincoli di natura e di grazia: la sua fede è la nostra fede; la sua speranza è la nostra speranza; il suo servizio al Signore è quello che ognuno di noi è chiamato a esercitare. Il clima di famiglia che la presenza di Maria Sorella stimola nella Chiesa si manifesta in diverse esigenze di comunanza e di solidarietà di condivisione. 

Essere solidali con la famiglia 
creaturale di Adamo 

In quanto parte del cosmo, Maria ricorda a tutti che siamo chiamati alla stessa meta delle altre creature. In quanto membri della famiglia di Adamo, condivide con noi la natura umana, sottomessa all’esperienza del dolore e al mysterium mortis, ma pur sempre nell’orientamento alla pienezza del Bene, della Verità e della Bellezza. 

Godere 
con la famiglia 
credente di Abramo 

Maria è figlia di Abramo: appartiene perciò alla discendenza del popolo eletto e invita a riconoscere nel Patriarca il padre nella fede. Perché è la Credente, Maria Sorella aiuta quanti camminano al lume della fede, specie nelle ore più buie, lei che nelle tenebre del Sabato Santo ha creduto nonostante tutto, incitando i discepoli e le discepole di Gesù di tutti i tempi, a credere comunque, a credere ancora (cfr. M. G. Masciarelli, Credere ancora, Todi, Tau Editrice, 2012). 

Sentirsi responsabili
del popolo di Dio

In quanto Sorella, Maria si è fatta vicina al suo popolo d’origine e ai suoi familiari ed è compagna di tutti noi. Eletta da Dio per essere Madre del Verbo incarnato, è paradossalmente anche una Sorella del popolo redento dal suo Figlio Gesù. Perciò, è partecipe delle vicende liete e tristi del popolo di Dio pellegrino verso la Patria trinitaria. Di più: il vincolo di sororità, che la lega alla stirpe di Adamo e la rende solidale con ogni persona, si approfondisce con la sua condizione discepolare in rapporto a Gesù Maestro.

Nessuno è superiore 
al battistero e all’àgape 

Il titolo di Sorella riferita a Maria dice che lei è un frutto della redenzione, sebbene «il più eccelso» (Sacrosanctum Concilium, n. 103): come noi, lei è stata redenta da Cristo, ma in «modo sublime» (Lumen gentium, nn. 53) e differente rispetto alle altre creature. Su questo sfondo salvifico che unisce, nella specificità ora ricordata, Maria agli uomini e alle donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi, rende la compagnia della solidarietà di una umanità integra e di una fede limpida e coraggiosa.

Ora, è bene tornare al tema che sta orientando questa serie di interventi sul mistero della Vergine di Nazaret, e cioè che è necessario recuperare la piena presenza attiva delle donne nella vita della Chiesa perché è un loro diritto creazionale e battesimale potervi esprimere tutte le potenzialità di natura e di grazia che hanno ricevuto dal Dio trinitario. Questo, in coerenza con la loro realtà vocazionale, carismatica e — da non dimenticare — con la loro condizione sacramentale.

Maria Sorella ricorda l’uguale creaturalità, la stessa sorte di grazia di salvati (sebbene in differenti modi), la comune appartenenza alla Chiesa. Questa Sorella chiede che i discepoli e le discepole di Gesù meditino sul fatto che nessuno, dentro la Chiesa, è superiore fonte battesimale e all’àgape eucaristica nell’atto di assumere il Pane di vita eterna e la Bevanda di salvezza.

di Michele Giulio Masciarelli