mercoledì 20 marzo 2019

Vatican Insider, La Stampa: “Perle” di realismo spirituale

L’uomo di cultura in generale può rischiare di sentirsi su di un fasullo piedistallo, invece di imparare insieme agli altri

Siamo in un germinale passaggio epocale. L’uomo diviso in anima disincarnata, ragione astratta ed uno scarsamente considerato resto dell’umano si muove verso un’armonica, viva, ricomposizione. Il cuore non spiritualistico, non razionalistico ma divino e umano di Gesù per grazia si manifesta più chiaramente come autentico riferimento.

Una certa distratta confusione circa tale percorso emerge anche in alcuni che pure riconoscono nella vita stessa propria e altrui la necessità di un discernimento più aderente alla specifica realtà, alla specifica persona. Qualche guida può ritenere di percepire da tempo o di aver compreso le novità, di sapere sufficientemente bene come gestire nel concreto al di là di tante teorie. Una meno intensa e comune ricerca che può risultare appunto un’altra conseguenza del razionalismo e delle sue scissioni. Per cui non si intuisce il bisogno di cercare un adeguato confronto specie con chi possa in modo particolare aver vissutamente approfondito tali piste. Magari cogliendo casualmente da tali fonti molti spunti innovativi a tutto campo senza chiedersi da quale profonda via possa sortire tanta fecondità.

Continuamente nel discernere di responsabili di vario genere si può rilevare questa cultura razionalista che frammenta, schematizza, l’umano, tutt’al più giustapponendone alcuni riduttivi aspetti invece di cercare di considerarlo armonicamente.

Pongo essenzialissimi esempi partendo dal teologo che tratta della necessità di pensare la fede. Talora non così consapevole che la più profonda conoscenza avviene in una vita vissuta e si sviluppa in essa. Più che pensare, che rischia di ricordare elucubrazioni a tavolino, si tratta di un vivo discernere dal vivo in contatto con la realtà viva. Non a caso Gesù parlava un linguaggio semplice mentre qualche teologo si può esprimere in modo cervellotico anche dove ciò si potrebbe evitare facilmente. Non a caso l’uomo di cultura in generale può rischiare di sentirsi su di un fasullo piedistallo, invece di imparare insieme agli altri. 

Persino in matematica ne conseguono più adeguate impostazioni di fondo che tra l’altro mostrano che nemmeno essa è neutra ma invece comunque scaturisce da una visione, da una vita, complessive. È fuorviante dunque, un’astratta scissione, affermare che la fede fornisce il senso della vita mentre la scienza descrive la realtà materiale. 

Le scissioni, le astratte connessioni, emergono in tanti discernimenti del quotidiano. E in modo apparentemente paradossale ma in realtà come naturale conseguenza di tali impostazioni si manifestano più decisamente in certe persone più colte, più strutturate. Per cui non di rado si verificano situazioni nelle quali è il semplice il primo a riportare, magari implicitamente, con la sua naturale perplessità, che “il re è nudo”. Ed è il cuore semplice a cogliere spesso più facilmente l’essenziale di una rinnovata, più divina e più umana, graduale e serena, spiritualità quando viene trasmessa al suo vivere concreto.

Regole morali, teorie scientifiche, “perle” di realismo spirituale, viste riduttivamente, per schemi. Prendiamo l’esempio del rapporto tra grazia e natura. La prima, si osserva, suppone la seconda. La bontà di una persona non le fa rinascere la gamba amputata. A meno di un miracolo. Ma il razionalismo può valutare con drammatica astrazione la vita invece piena di mille sfumature. Si possono, per esempio, dare esperienze di situazioni psicologiche apparentemente difficili che però in realtà sono profondamente diverse da altre esteriormente simili.

La scoperta poi, per grazia, sempre più profonda ed equilibrata dell’amore delicato di Dio, che si dona a misura della specifica persona, può aiutare a liberare da fragilità che potevano apparire in larga parte insuperabili. È proprio un discernimento più maturo, integrale e non scisso come sopra, che può trovare anche in psicologia - come in tanti altri campi - soluzioni addirittura fondamentalmente semplici persino in questioni che venivano lette come molto complesse.

Dunque non si tratta in certi casi di angelicate, irrealiste, speranze ma di una sempre più semplice, profonda ed equilibrata, libera da schemi, consapevolezza del cuore nel mistero di Dio e dell’uomo che aiuta a leggere più distintamente anche nell’umanità altrui.

Talora Dio, la persona, sembrano in varia misura venire incontrati a tavolino, per formalistiche branche di studio, tutt’al più giustapposte invece che nella vita concreta di ciascuno. Così vediamo che il discernimento spiritualista, razionalista, anche dove ritenuti ignazianamente a misura, da un lato possono inconsapevolmente tendere ad imporre astrazioni, riduttivismi, a ogni soggetto; dall’altro possono ritenere di saper stare saggiamente con i piedi per terra, perdendo di vista la capacità dello Spirito di Cristo di fare nuove tutte le cose.

di GIAMPAOLO CENTOFANTI