mercoledì 2 maggio 2018

IL CORPO: DONO DI DIO, DONO DI SE’ - di P. Alfonso M. Bruno, dei Frati Francescani dell’Immacolata, missionario in Benin

L’affermazione centrale della fede cristiana è “Il Verbo si è fatto carne” (Gv, 1,14). 
Il Verbo si è fatto corpo e anima. Perché questo se non per amore? Colui che ama vuole avvicinarsi. L’amore non sopporta la distanza. Così Dio non si è accontentato di creare il mondo, né di rivelarsi nella sua Parola: egli ha voluto una presenza totale, corporale. È per questo che Egli è venuto in suo Figlio Gesù , un uomo come noi.
Ora, il Cristo, Verbo incarnato ha assunto un vero corpo umano, l’ha riscattato e glorificato.
Gesù ha mostrato che il corpo dell’uomo è un dono.
Alla sequela di Gesù, tutti i martiri, offrendo la vita per amore, mostrano che la vocazione del corpo umano, vittima della violenza ingiusta degli uomini, non è quella di ripiegarsi, ma di mettersi in croce, per partecipare alla divina alchimia che trasforma ogni colpo ricevuto in un dono di salvezza. Il nostro corpo è il cammino obbligato verso Dio e si può accedere a Lui solo passando per il corpo.
Un Dottore della Chiesa come Santa Teresa d’Avila dice che anche arrivato alla cima della contemplazione, l’uomo non ha altra via che l’umanità di Gesù, non vi sono altre porte d’entrata che la Carne del Figlio dell’Uomo. 
Si può dunque affermare come principio di spiritualità cristiana che più una persona è autenticamente spirituale, più questa è incarnata.
Il corpo di Gesù dona la vita divina alla nostra anima tramite il corpo. Dio che si è fatto carne può venire a incontrare l’uomo e guarirlo, riconciliandosi con la propria carne.
Come fa il corpo di Gesù a raggiungere e a guarire il corpo ferito dell’uomo e a ristabilirlo nella sua dignità sponsale? Attraverso la doppia mediazione della Chiesa e dell’Eucaristia. Non è un caso se esiste una stretta correlazione semantica e reale tra questi quattro corpi: Corpo umano di Cristo, Corpo mistico della Chiesa, Corpo Eucaristico e il corpo stesso dell’uomo.
La Chiesa stessa non ha niente che non abbia ricevuto sempre da Cristo (Lc 10,35). Ora Gesù ha donato “la sua carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Ecco perché il corpo della Chiesa non ha altra vocazione di andare e fare lo stesso (Gv 13,15). 
La bellezza del corpo glorioso non è un lampo freddo di un diamante puro che brilla per se stesso, ma l’irraggiamento di un amore che nasce da Dio e ritorna a Dio attraverso l’amore dei fratelli attualmente amati.
Alla stessa maniera che corpo della Chiesa si costruisce nella carità e che il corpo del cristiano è profondamente unito al corpo di Gesù, attraverso il Corpo Eucaristico, ci è possibile operare la nostra crescita e scoprire la gioia del dono.
Possa l’esempio del Cristo, nato da una donna, aiutarci ad ammirare le meraviglia che costituisce “il più vivente dei corpi viventi” e cogliere meglio il realismo della fede e dell’esperienza cristiane passando dal corpo creato a quello resuscitato. 
P. Alfonso M. Bruno

(Agenzia Fides 8/4/2003 - Righe 34; Parole 490)