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martedì 10 settembre 2019

L'Osservatore Romano: Il dovere della speranza

Confronto tra il cardinale Tagle e Susanna Tamaro


Metti una sera di fine estate un cardinale tra i più noti al mondo e una scrittrice italiana famosa anche all’estero a ragionare di fede, di spiritualità, del futuro della Chiesa e del cristianesimo.

Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, e Susanna Tamaro, autrice del bestseller internazionale Va’ dove ti porta il cuore, la sera del 6 settembre a Bergamo, nella splendida cornice della basilica di Santa Maria Assunta hanno dato vita a un confronto appassionato, schietto e ricco di spunti. Occasione, l’apertura della rassegna Molte fedi sotto lo stesso cielo, organizzata dalle locali Acli, rassegna che raduna migliaia di persone («la metà dei partecipanti sono persone sulla soglia della fede, non credenti o credenti senza appartenenza» sottolinea Daniele Rocchetti, anima dell’iniziativa) per trovare «Tracce di spiritualità», come da titolo della serata.

Un duetto, quello tra il cardinale filippino e la scrittrice triestina, che si è snodato su due alfabeti: quello di una lucida (a tratti anche spietata) analisi della situazione da parte di Tamaro, la cui disanima della scristianizzazione dell’Occidente è andata di pari passo con un’apertura di speranza con il futuro. E dall’altro lato, uno sguardo più sereno e intessuto di speranza da parte dell’arcivescovo di Manila.

«Quando si tolgono le radici ebraico-cristiane dell’Europa, si dice sì al nichilismo, e la conseguenza è il neopaganesimo» ha esordito la scrittrice. «La natura, anche nella religione, non vuole il vuoto. Se sparisce il cristianesimo dalla società, viene soppiantato da qualcos’altro». La perdita della tradizione di fede, che Tamaro dice di toccare con mano nell’Italia centrale dove ha scelto di abitare (risiede nella campagna umbra, «una delle zone di maggior concentrazione di santi al mondo, nel passato»), la preoccupa: «Forse qui al Nord è diverso — dice rivolgendosi al pubblico di Bergamo — ma da noi alle messe sono piene le prime due panche, e basta». Cosa ha causato questo allentamento? «Lo dice bene la Bibbia: l’uomo nel benessere è come un animale che va al macello. Avere tante cose ci fa pensare di essere autosufficienti. Inoltre, l’irrompere del digitale ci ha dato un senso di onnipotenza: pensiamo che internet ci possa permettere tutto».

La disamina di Susanna Tamaro (fresca autrice di un saggio per Solferino, Alzare lo sguardo. Il diritto di crescere, il dovere di educare) ha poi lasciato aperto lo sguardo a un futuro più radioso per il cristianesimo nella società occidentale: «Io ho scoperto il Vangelo come scuola di libertà venendo da una famiglia atea, dove non ho ricevuto nessuna educazione religiosa. Penso che nel futuro la Chiesa sarà formata da piccole comunità vivaci che saranno segno di libertà per chi non vi appartiene. I giovani si innamorano della verità. Il cattolicesimo ha parlato troppo di teologia e di teoria, non di apertura del cuore. Una buona idea scaccia un’idea vecchia, ma l’esperienza rimane irriducibile».

Con il sorriso che in tanti hanno conosciuto in questi anni, simbolo di un ottimismo che ha radici in una fede immersa nella storia, il cardinale Tagle ha invece modulato il suo intervento più sul tasto del riconoscimento dei segni di positività e di speranza. «Dobbiamo dirlo con forza: la Chiesa non è una setta, ma una comunità aperta ai diversi aspetti di verità presenti nelle altre religioni e culture. Io penso che anche in Asia, dove la crescita economica e tecnologica si è impennata, l’uomo nel profondo cerchi sempre Dio. Sì, c’è la tentazione di soffocare la domanda spirituale: questa sfida ci chiede, come cristiani, di non far leva sulle nostre strutture ma sull’incontro personale con persone sante e sulla ricerca del volto di Dio in Gesù Cristo. Quando avviene questo incontro, nasce l’occasione per il discernimento di fronte alla propria vita: “Io godo del denaro che ho, ma la mia anima cerca Dio?”».

È anche la concreta situazione della sua Chiesa filippina a indurre il porporato di Manila a guardare con ottimismo il futuro: «Dall’ultima indagine statistica, sappiamo che nella nostra diocesi — 2 milioni e 700 mila fedeli — la metà hanno meno di ventitré anni. E il sentimento religioso popolare è molto forte: a gennaio, in occasione della processione della statua del Gesù nazareno, si è tenuta una processione di 15 milioni di fedeli. In quel giorno non c’è nessun crimine a Manila: anche i delinquenti si mettono in processione».

Fedele al suo imprinting asiatico, Tagle ha attinto all’album della propria vita raccontando un aneddoto con cui rimarcare il ruolo centrale che ha ancora la famiglia nella trasmissione della fede: «Qualche giorno fa i miei genitori hanno festeggiato 66 anni di matrimonio. In quell’occasione ho telefonato a mia mamma e mio papà. Mia mamma mi ha detto: “Guarda, adesso tu sei vescovo e cardinale, ma ricordati: la fede te l’ho insegnata io da piccolo, non l’hai imparata leggendo la teologia. Ricordatelo!». È vero, nella mia famiglia, una famiglia normale, figlia di migranti, io ho imparato la fede, il valore della condivisione, l’importanza di aiutare gli altri. Lì mi è diventato chiaro che anche una piccola cosa, se donata con amore, diventa grande».

E a chi gli chiede come vede il cattolicesimo del futuro, Tagle risponde con una definizione fulminante: «Ricordiamoci: la Chiesa è il sacramento della salvezza, non il sacramento del problema». Susanna Tamaro gli fa eco: «Quello che si apre davanti a noi è un tempo entusiasmante».

di Lorenzo Fazzini