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giovedì 18 aprile 2019

Domenicani: Giovedì Santo

Giovedì Santo

Giovedì santo è giorno che introduce nel triduo pasquale. I segni, le parole i silenzi, la musica della liturgia accompagnano e immettono nel mistero della pasqua, centro dal quale prende vita l'esperienza della fede.

Al cuore del giovedì santo stanno due segni di lavanda: al mattino nell'eucaristia crismale si legge la pagina dell’unzione di Betania (Gv 12,1-11), alla sera nella memoria della cena del Signore si rivive il gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi.

L’olio profumato è segno portato da una donna. Mentre Gesù si trovava a Betania ad un banchetto in cui anche Lazzaro era uno dei commensali – narra il IV vangelo – Maria entrò e ruppe un vasetto, pieno di olio profumato iniziando ad ungere i piedi di Gesù. Nel suo vangelo Marco pone il medesimo gesto all'inizio del racconto della passione: gesto di una donna di cui non è indicato il nome, che - Marco sottolinea - unge il capo di Gesù.

E trova accoglienza e corrispondenza da parte di Gesù: “In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto” (Mc 14,9). L’annuncio del vangelo reca con sé indelebilmente il ricordo di questo gesto di gratuità e di cura. E’ un gesto di profezia che rinvia alla morte di Gesù, all'unzione del suo corpo dopo la morte. E' gesto di speranza che annuncia che quel corpo non resterà nel sepolcro ma, segnato dalle ferite, sarà il corpo glorioso del Risorto. I gesti di Maria richiamano così quelli dell’amata del Cantico: “Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo spande il suo profumo” e l’accoglienza di Gesù è presentata come la risposta dell’amore: “un re è stato preso dalle tue trecce” (Ct 7,6).

Il IV vangelo pone così un parallelismo tra due lavande dei piedi: i piedi di Cristo, unti dall’olio versato da Maria e i piedi dei discepoli lavati da Cristo nell’ultima cena con i suoi.
Nella cena del Signore, la sera del giovedì santo, si fa memoria della lavanda dei piedi. E' il gesto di Gesù rivolto a Pietro e ai suoi discepoli. E’ la sintesi della sua vita - “li amò sino alla fine” - e chiave per comprendere la sua morte. L’acqua versata è un altro genere di unzione. Gesù ora lava i piedi ai suoi, versandovi acqua e asciugandoli con l’asciugatoio. “Quello che io faccio tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”. “…Voi mi chiamate maestro e signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.” (Gv 13,13-15). Il gesto del lavare i piedi è unito così alla promessa di essere beati nel compiere e continuare questo stile: “Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica”.
Come Maria aveva unto i piedi di Gesù, ora Gesù chinatosi, lava i piedi. Indica uno stile di vita per la sua comunità, apre la via per incontrarlo e rimanere in lui: solamente nel chinarsi per lavare i piedi, nell'assumere non la logica della superiorità e del privilegio, ma nello scegliere la via del servizio agli altri si potrà ‘aver parte a Gesù’.
Il gesto del lavare i piedi racchiude un'indicazione di un modo di essere discepoli, chiamati ad intendere la propria esistenza nel servizio e continuare lo stile di Gesù ‘il figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per tutti’.

La lavanda dei piedi di Gesù con l’olio è segno di come la vita può essere intesa nella cura, coltivando i gesti della gratuità, nello spendersi: è questo vangelo, bella notizia per uomini e donne. La lavanda dei piedi dei discepoli con l'acqua è invio ad un servizio verso tutti coloro nei quali Gesù si farà incontrare: “ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

I piedi di Gesù, i piedi dei discepoli, sono i piedi di chi percorre le strade dell'umanità, di chi intende la vita come cammino insieme in fedeltà al vangelo. Pasqua ci ricorda questo camminare accogliendo il profumo della cura e accogliendo l’invito ‘come ho fatto io fate anche voi’.

fr. Alessandro Cortesi, O.P.