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mercoledì 27 febbraio 2019

L'Osservatore Romano: Riscoprire la “sororità”

 Quell’«essere figli» da cui nasce ogni legame

Con queste righe si vuole avviare una riflessione che non termini con esse, ma che, si spera, possa continuare, aprendo sempre più spazio alla ricchezza della vita ed alla concretezza dell’umano. Il punto di partenza è il concetto di fraternità che è inclusivo di uomini e donne poiché indica un’attitudine universalmente umana che chiunque può possedere e vivere, indipendentemente dalla personale appartenenza sessuale. In questo senso, tale concetto può essere utilizzato sia in riferimento agli uomini che alle donne ed il suo carattere inclusivo risulta ancora più accentuato nel cristianesimo poiché qui la fraternità si fonda sulla comune figliolanza degli esseri umani che, nel Figlio, sono tutti figli di Dio e, quindi, fratelli tra di loro, al di là di ogni barriera razziale, culturale e sessuale. 

Fraternità, pertanto, non esprime più una semplice, benevola, disposizione interiore, ma una realtà che non è posta in essere dai soggetti e che attende di essere riconosciuta e ratificata, non potendo, però, essere annullata, così come non può esserlo lo stato creaturale. 

Oltre a fraternità, tuttavia, c’è anche il concetto, poco usato, ma esistente, di sororità, che vuole indicare o la relazione di una donna con un’altra donna, oppure quella di una donna con un uomo, considerata, in questo secondo caso, dal punto di vista della donna. 
Con sororità non si tratta di un doppione di fraternità o di una “civetteria” femminista, motivata dall’ansia di declinare tutto anche al femminile, bensì della volontà di aderire alla concretezza dell’esistenza, sapendo che in nulla le donne sono omologabili agli uomini e che la differenza tra loro segna anche la sfera emotiva e quella spirituale. 
Già da vari anni alcune teologhe stanno riflettendo su sororità, con l’intenzione di cogliere in profondità in che cosa, precisamente, “essere sorella di” differisca da “essere fratello di”, senza, però, cadere in alcuna “mistica della femminilità” che voglia proporre un’immagine stereotipata della donna, che conduca ad un’omologazione non meno pericolosa di quella che appiattisce sul maschile, cioè quella di introdurre un modello unico di donna, irrispettoso delle diversità individuali. 
Chiedersi che cosa sia la sororità è, dunque, una domanda enorme, proprio come lo è chiedersi chi sia una donna e si può tentare di abbozzare solo una risposta che, però, rimane aperta ed incompiuta, attendendo che ogni donna aggiunga la sua personale sfumatura, frutto della vita e dell’esperienza che è sempre irripetibile. 
L’esigenza di concretezza a cui risponde il concetto di sororità è subito evidente se si considera che io posso dire ad un’altra donna o ad uomo “sono tua sorella”, ma non potrò mai dire “sono tuo fratello”, pena lo scadimento nella più vuota astrattezza o, addirittura, nel ridicolo. Dichiarandomi sorella di qualcuno, donna od uomo che sia, io intendo instaurare una relazione assolutamente paritaria, nella quale nessuno dei due stia in posizione subordinata e nella quale, e questo è prioritario, gli unici collanti sono l’amore e la dedizione, disinteressata e rispettosa della peculiarità dell’altra/o. In tutto ciò non vi è nulla di fondamentalmente diverso da quello che si esprime con fraternità, ma si dà voce alla consapevolezza di uno specifico femminile che non scava un abisso con il maschile, ma consente che entrambi possano reciprocamente arricchirsi in relazioni, tra donne e tra donne ed uomini, nelle quali tutto il valore di quello che è universalmente umano sia declinato secondo la peculiarità di ciascun sesso. 
Tutte le riflessioni che si sono fino a qui svolte su sororità, nella sua accezione più ampia ed universalmente umana, analogamente a quanto si è accennato per fraternità, acquistano uno spessore del tutto particolare se sono lette nel contesto della fede cristiana in un Dio del quale tutti, uomini e donne, sono figli. 
Questa considerazione appare oggi assolutamente ovvia e, del resto, è pienamente fondata nei testi biblici che, con l’Antico Testamento, ci parlano di splendide figure femminili, e che, con il Nuovo Testamento, ci descrivono il rapporto di donne con Gesù che esse seguono con l’amore a la dedizione che sono propri delle sorelle verso il fratello e maestro amato. Tuttavia, lungo i duemila anni di storia del cristianesimo non è sempre stato così ed il rapporto delle donne con gli uomini è stato sovente visto soltanto come fonte di pericolo per questi ultimi, mentre quello delle donne tra loro come un insieme di pettegolezzi e chiacchiere insulse. 
Volendo, quindi, evidenziare il significato cristiano di sororità, si aprono numerose, varie piste di indagine ed ora se ne vogliono sinteticamente percorrere tre che appaiono particolarmente rilevanti. In primo luogo, riferendosi al rapporto di una donna con un uomo, si pensa a quello con il sacerdote, rapporto spesso segnato dal sospetto e dalla diffidenza, ma che, visto come quello di una sorella con un fratello, può rivelarsi come una vera e profonda amicizia, caratterizzata da un intensa affinità spirituale e da una condivisa operosità apostolica. 
In seconda istanza, poi, attraverso il canale della sororità passa l’apertura delle donne cristiane verso quelle di tutto il mondo, indipendentemente dalla collocazione geografica e dall’appartenenza culturale e religiosa, delineando la possibilità di uno sguardo femminile sul mondo, volto al progetto di una sua sempre più piena umanizzazione. Infine, nell’ambito della comunità ecclesiale non si può non pensare a quelle donne che sono sempre state indicate come sorelle, ovvero le consacrate. Esse, infatti, pur nella peculiarità del loro stato di vita e con la consapevolezza dei molti problemi che le riguardano, costituiscono un segno potente che addita a tutte le cristiane la possibilità di rapporti tra donne all’insegna dello spirito del Vangelo, capaci di allargarsi, come cerchi concentrici, fino a coinvolgere altre credenti, profondamente solidali fra di loro, nel rispetto e nel riconoscimento delle loro diversità innestate, però, nell’unica fede professata al femminile. Come si è accennato inizialmente, queste righe intendono essere solo un primo, piccolo passo nella direzione della ricerca di nuove modalità per vivere concreti rapporti nei quali le donne, con la loro soggettualità, possano essere protagoniste consapevoli e responsabili.

di Giorgia Salatiello